strumenti musicali tradizionali

LA CHITARRA BATTENTE (Chetarra battanta)

E’ composta essenzialmente da una cassa di risonanza e da un manico tastato a cinque ordini di corde. Il profilo assume la forma di un otto allungato come nelle chitarre antiche. Non esiste un tipo standard di chitarra battente sul territorio garganico, dall’aspetto formale e dalle dimensioni immutabili. Il primo tipo, detto anche chitarrino, contiene soprattutto strumenti costruiti dalla famiglia Borraccino di Cerignola o loro imitazioni: il loro fondo è piatto, le fasce non molto alte, il piano convesso in prossimità del ponticello mobile, contiene tre fori di risonanza, uno più grande al centro e due più piccoli posti ai lati. La paletta contiene dieci o dodici alloggiamenti per le corde, mentre il manico ha dieci tasti. Il secondo tipo, costruito dalla famiglia Cozzola di Carpino, si differenzia dal primo perché ha il fondo bombato, le fasce centrali molto alte, il piano armonico possiede un solo foro e la paletta contiene cinque fori di alloggiamento per le corde. Il manico ha dieci tasti. Il terzo tipo, costruttore sconosciuto, si differenzia notevolmente dai primi due: il fondo è piatto come nel primo, il piano armonico piatto con il ponticello fisso contiene due fori di risonanza a forma di “cuore” vicino al centro della chitarra. La tastiera montata sul manico continua sul piano armonico e si ferma nei pressi dei fori di risonanza. La tecnica esecutiva prevalentemente usata nel suonare lo strumento è quello detta “battente”, da qui il nome di chitarra battente, consistente nel produrre più suoni o note contemporaneamente, colpendo le corde con una o più dita della mano destra. In misura minore viene utilizzato il pizzicato.

 

IL TAMBURO (Lu tamburrèdde)

E’ il tipico strumento artigianale, costituito da un telaio in legno piegato a cerchio, sul quale viene fissato una pelle di capretto o di agnello opportunamente preparata. Nel telaio vengono ricavati degli incavi nei quali si sistemano dei sonagli metallici di diametro variabile dai tre ai quattro centimetri, ricavati da recipienti metallici o tappi di bottiglie. Lungo il telaio si applicano nastrini colorati, mentre la pelle costituisce il piano battente della mano per la percussione. Nella versione più grande è conosciuto con il nome di Tamborra.

 

LE CASTAGNOLE

Ricordano spesso le nacchere e si chiamano così perché il miglior legno con cui costruirle è il castagno. La castagnola è composta da due pezzi con una grandezza che varia dai due ai cinque centimetri. Mentre la parte esterna è bombata, quella interna è incavata e funge da cassa sonora. Le due parti vengono legate a coppie, con le facce incavate combacianti e fissate alle dita della mano nella parte esterna di essa, a seconda dell’abilità del suonatore, anche nella parte interna. Le castagnole si distinguevano in maschio e femmina ed erano di diversa grandezza. Il suonatore impugnava la più grande con la mano destra e la più piccola con la sinistra. Ciò provocava un diverso suono, più cupo in quella più grande.

 

LU SCISCIULE

E’ costituito da due pezzi di legno e viene chiamato anche il violino del povero, perché si suona in maniera simile al noto strumento. I due pezzi hanno una misura che varia dai quaranta ai cinquanta centimetri. Il primo è semplice e non presenta nessuna particolarità: viene tenuto ad un estremo con la mano, mentre l’altro estremo si appoggia sulla spalla. L’altro pezzo è dentellato lungo tutto un lato, mentre sulla parte opposta sono sistemati dei sonagli metallici. Il suono è prodotto dallo scorrere del pezzo con i sonagli su quello appoggiato alla spalla.

 

LU ZIGHEDE-BÙ

Molto diffuso nell’area meridionale, è per questo molto vario nella costruzione. A volte si usa, come cassa di risonanza, un recipiente di latta o di creta o di legno. Il piano armonico è in pelle di agnello o di capra opportunamente trattata. Al centro viene posta un’asta di legno, in genere canna o pungitopo. A seconda della grandezza dello strumento, il suono viene prodotto sfregando con una o due mani l’asta, dall’alto verso il basso, utilizzando soprattutto i palmi di esse. Il suono sarà più cupo se si avrà cura di bagnare periodicamente la mano con acqua o saliva. Per quelli più grossi ci si aiuta anche con una spugna per lo sfregamento.

 

L’ARMÒNNECA

E’ un organetto ed ha la caratteristica di possedere pochi bassi, da due a otto per le note diatoniche. E’ uno strumento molto usato in Abruzzo e si è diffuso nel nostro territorio grazie alla Transumanza.

 

LA RACANADDA

E’ uno strumento di legno, composto essenzialmente da due pezzi incastonati. Il primo, che presenta anche l’impugnatura, termina con una ruota dentata, l’altro fa da piccola cassa di risonanza, con una linguetta, sempre in legno, che viene mossa dalla ruota, emettendo un suono simile al gracchiare delle rane.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BALLI E CANTI

La lirica contadinesca era tutta fatta di versi genuini, di invocazioni amorose, spesso grottesche, grossolane, ma non prive di tenere note di gentilezza.

Nella loro lunga solitudine, fra le chiome dei boschi, i pastori, i vaccai, i giumentai cantavano dolci nenie; nelle stalle i contadini intonavano canti, espressione genuina, nella loro lampeggiante brevità, dell’anima, delle usanze e delle abitudini garganiche; le contadine con la veste rialzata sui fianchi e col fazzoletto ripiegato sul capo cantavano canzoni d‘amore, in mezzo ai prati verdi, durante la zappatura, la sarchiatura, la mondatura, la vendemmia e la raccolta delle olive.

Le forme musicali più tradizionali di San Giovanni Rotondo afferiscono a tre tipi di tarantella, che si svolgono in tonalità e registri differenti, una forma di canto libero, sonetto o canto a distesa, in tonalità minore, e un canto alla Capuane, pure a distesa in tonalità maggiore.

 

La Cerignulane, tarantella di modo maggiore. Gli accordi di La e Mi vengono diteggiati in prima posizione. I bicordi presenti nell’introduzione strumentale sono pizzicati dall’indice, mentre il pollice suona l’ultima corda a vuoto che funge da bordone. La voce attacca in levare sul primo grado con una andamento discendente fino al sesto. Su ritmo essenzialmente ternario della chitarra battente, la voce presenta una figurazione binaria nell’ultimo tempo della battuta.

La Muntanare, tarantella in modo maggiore. Alterna gli accordi di Sol e Re settima. La voce attacca in levare sul settimo grado per portarsi successivamente sulla tonica. La melodia si svolge nell’ambito di una nona minore.

La Cannellèse comprende due forme di tarantella in modo minore. Una forma più semplice, che alterna gli accordi di Tonica e Dominante, una seconda più complessa, che fa uso della tecnica pizzicata e di una successione accordale più ampia. La melodia vocale attacca in levare sul quinto grado per portarsi successivamente sulla tonica.

Il canto a distesa Sunètte o Leccesèdde si svolge in tonalità di Re minore, per poi modulare alla sua Dominante. Il suonatore fa uso di un pizzicato elaborato. L’accompagnamento diventa più regolare con l’inizio del canto, con la ripetizione costante di un modulo ritmico-melodico, fino alla successiva sezione strumentale. L’attacco della voce è anacrusico sul quarto grado.

 

"I SONETTI"

Sono canti accompagnati dalla chitarra battente e hanno come contenuto, temi lirici amorosi.

La loro origine risale alla scuola siciliana e alla tradizione giullaresca, le cui forme si diffusero ampiamente nella poesia popolare. Nei sonetti prevale l’esecuzione di un solista che, molto spesso, è lo stesso suonatore della battente. Spesso i cantatori si alternano ingaggiando tra loro una sfida sia sul repertorio, sia sulle improvvisazioni. Durante le serenate, che si svolgono sempre secondo una ritualità scandita ben definita, il sonetto diventa un canto corale. “Purté lu sunette" vuoi dire appunto portare la serenata, secondo un rituale che durava alcune ore e, a volte, si protraeva per tutta la notte. In queste occasioni, che sottolineavano momenti importanti del ciclo della vita, la chitarra battente era accompagnata dal mandolino, e per la parte ritmica dal tamburo e dalle castagnole.

 

"LA TARANTELLA"

La tarantella eseguita in coppia, è una danza di corteggiamento, in cui l’uomo, incitato dal gruppo e stimolato dalla musica, invita la donna prescelta al ballo. L’uomo balla e batte le mani per scandire il tempo, ma la donna pare disinteressata alla danza. Quando l’incalzare dell’uomo diventa insostenibile, anche la donna comincia a ballare, cercando un varco per sfuggire ai suoi pressanti inviti. Inizia così la fase più drammatica della tarantella. La donna, fugge e viene raggiunta, finge di accettare l’invito del maschio a ballare ma, appena intravede uno spazio libero, tenta una nuova via di fuga; viene subito rincorsa dall’uomo che la incalza di nuovo emettendo grida di incitamento per vincere la sua resistenza. Dopo parecchi tentativi, finalmente la donna accetta l’invito e inizia così la parte conclusiva del ballo, frenetica e liberatoria.

 

 

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